…ma a quanto pare non c’è verso.
Eccoci di nuovo, passata la bufera elettorale, giornali e notiziari “mollano” un po’ la parte politica ed ricominciano a trapelare notizie di cronaca nera che inevitabilmente richiamano in causa l’argomento cardine del Blog. Questo non è un blog politico in senso stretto ;), sorvolerò quindi sul concetto di “strumentalizzazione” della notizia e/o di opportunità della pubblicazione, rimane il fatto che l’altro giorno a Roma abbiamo sfiorato per un pelo un nuovo “Caso Reggiani”, e solo grazie ad una serie di fortunate coincidenze la vittima può ancora parlare (anche se non è che se la passi proprio bene).
Brevemente, una studentessa universitaria sbaglia stazione del treno, scende a La Storta piuttosto che all’Olgiata (se non ho capito male), viene aggredita, costretta a subire ripetuti atti di violenza sessuale, accoltellata e lasciata in terra ferita e senza abiti. Due passanti notano la situazione e vedono l’aggressore, sulle prime impauriti si allontanano, poi incrociano un’auto dei Carabinieri e gli indicano il luogo. La vittima viene soccorsa e l’aggressore fermato.
Questi i fatti in stile “Ansa”, interpretazioni e supposizioni le lasciamo per un’altra volta. Quello che ci interessa è: quanta differenza avrebbe fatto un’arma in questo caso ? Molta. E vediamo perchè:
Il fatto che una pattuglia di Carabinieri passasse da quelle parti è abbastanza fortuito, in ogni caso sono intervenuti solo “a cose fatte”. Intendiamoci, non sto dicendo che siano stati inefficienti, anzi, il problema è sempre quello: non possono essere ovunque ed in ogni momento, diciamo che è andata anche troppo bene. Ma se non fossero stati lì ?
I due passanti avrebbero certamente potuto fare qualcosa appena rilevato quello che stava succedendo, ma per loro stessa affermazione, visto che l’aggressore era armato ed in evidente stato di alterazione, all’inizio hanno avuto paura. Attenzione anche qui: non hanno fatto finta di non vedere, non si sono girati dall’altra parte (come purtroppo spesso accade), semplicemente hanno avuto un’umana e comprensibile paura. Ebbene sì, perchè di notte, davanti ad un marcantonio ubriaco e munito di coltello è umano temere di avvicinarsi, anche se si è in due, anche se una vita è in pericolo. Si, ci sarà gente più coraggiosa e meno coraggiosa, più o meno portata a reagire, più o meno “sveglia”, ma il comportamento di questi due cittadini non è da biasimare in alcun modo. Hanno fatto quello che potevano, e non mi sento di criticarli. Però mi chiedo: se non avessero incontrato i Carabinieri ? Sicuramente li avrebbero chiamati, ma quanto altro tempo sarebbe passato, e cos’altro sarebbe potuto accadere in questo “tempo supplementare”? Non oso rispondermi.
Adesso ipotizziamo per un momento lo scenario che auspico: maggior diffusione delle armi tra la cittadinanza privata. In questo caso, ci sarebbero state buone probabilità che almeno uno dei due fosse armato. Convenite con me che questo piccolo particolare avrebbe giocato a favore ? Sicuramente il “coraggio” non sarebbe mancato e, probabilmente senza nemmeno esplodere un colpo, la situazione si sarebbe risolta immediatamente. Poi, con l’aggressore sotto tiro e disarmato, avremmo potuto attendere con comodo qualcuno che se lo venisse a portar via.
In tutto questo non ci sarebbe stato nemmeno bisogno che la vittima fosse armata di suo, il concetto che voglio enfatizzare è proprio questo: gli esseri umani, per natura, sono inclini ad aiutare e soccorrere il prossimo, a volte il timore inibisce questi istinti, quello che serve è solo un’iniezione di coraggio. Quando dico (nel sottotitolo del Blog) “per noi e per gli altri”, intendo proprio questo: se vengo aggredito, un passante disarmato potrebbe essere inutile mentre uno armato sicuramente mi darà una chance in più. Ecco, mi piacerebbe poter contare su una maggior partecipazione in questo senso. Tanto per spezzare un po’, ecco un’altra esplicativa immagine di Oleg:
Non servono traduzioni, la foto parla da sè, e il concetto importante è riassunto nelle ultime tre parole: “Armati, Preparati, Pacifici”.
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